mercoledì 24 febbraio 2016

"Siamo svegli solo a metà"

Alla scoperta della Mindfulness


Che cosa significa Mindfulness? Forse la conosciamo meglio come concentrazione... ma è davvero la stessa cosa? Durante una gara, è sufficiente essere concentrati sui singoli movimenti motori che facciamo o stiamo per fare, per ottenere una performance perfetta? La scienza può rispondere a queste domande.

Secondo gli studi la mindfulness è un insieme di attenzione cosciente e profonda consapevolezza nel presente; Nyanaponika Thera (1972) ha definito la mindfulness "la chiara consapevolezza di ciò che realmente accade a noi e in noi nei momenti successivi della percezione".
L'attenzione ci permette di focalizzarci su uno stimolo, ma la consapevolezza, che rimane sullo sfondo della nostra percezione, ci consente di attuare un continuo monitoraggio dell'ambiente interno ed esterno.

Questa capacità di essere presenti nel qui ed ora, lasciando fuori dalla mente passato e futuro, sembra essere disposizionale... non abbiamo dunque speranza di sviluppare questa capacità?
Non è così: i Buddisti ci insegnano che essa può essere coltivata tramite la disciplina e l'esercizio della meditazione. Certo un compito arduo, ma che sicuramente porta i suoi frutti: la mindfulness è difatti associata ad alti livelli di benessere.

Concentrarsi solo sul momento presente permette infatti di evitare continue ruminazioni sugli errori fatti in passato o sulle aspettative che abbiamo verso il futuro: tutti elementi che “rubano” energia alla nostra cognizione. Se fossimo invece ingrado di praticare la mindfulness, potremmo dedicare tutti gli sforzi cognitivi ad un signolo compito, che verrebbe svolto quindi nel migliore dei modi.
LeBel e Dubé (2001) hanno condotto uno studio sulla correlazione tra minfulness e piacere: secondo gli autori il gruppo impegnato esclusivamente nel compito di assaporare una barretta di cioccolato, trarrebbe più alti livelli di piacere da questa esperienza sensoriale, rispetto al gruppo impegnato contemporaneamente in due compiti cognitivi.
Inoltre se normalmente un atleta si concentra soprattutto sugli stimoli esterni, la mindfulness gli consente di essere consapevole degli stati interni che egli considera più minacciosi durante la gara: le emozioni! Le emozioni sono davvero nostre nemiche? Sembra che i nostri stati emotivi ci siano d'intralcio e minino alla perfezione della performance, ma è davvero così? Secondo gli studi la mindfulness permette di essere coscienti delle emozioni che stiamo provando, così da non essere in balia di sensazioni sconosciute che il nostro corpo ci comunica, ma di essere capaci di controllarle e gestirle nel modo corretto.
Inoltre sviluppare questo grado di consapevolezza porta miglioramenti a lungo termine; la mindfulness infatti è associata ad una maggiore capacità di comprendere i propri desideri, ma soprattutto i propri bisogni: competenza fondamentale per prendere le decisioni giuste durante il proprio percorso di vita.

Ma come po' tutto ciò aiutare un atleta durante la gara?
I perfezionisti fanno due grandi errori: il controllo step-by-step del movimento e il pensiero autocritico. Il primo viene messo in atto con la speranza di avere un controllo preciso dell'azione che si sta compiendo; esso ha però effetti controproducenti. Questo focus auto-centrato infatti non consente un distacco con l'esperienza interna, e rischia di esserne travolto. Il monitoraggio meta-cognitivo invece consente di osservare il Sè, essendo consapevoli di cognizioni, emozioni e processi attentivi che si verificano nel presente tenendoli però ad una distanza funzionale allo svolgimento del compito; questo consente di lavorare ad un livello superiore, e non solo ad un livello fisico.
Molti atleti poi sono vittima del pensiero autocritico: rimuginare continuamente sulle proprie emozioni e cognizioni relative alle performance passate, la paura associata alla possibilità di sbagliare, il timore di non ottenere i risultati sperati, sono tutti elemente che occupano la mente durante l'azione e, come una profezia che i autoavvera, conducono al fallimento. Sviluppare la mindfulness consente di controllare questo flusso di pensieri, proprio concentrandosi sul momento presente.

William James, che si interessò allo studio della coscienza, affermò: “Rispetto alle nostre potenzialità, siamo svegli solo a metà”......non è forse venuto il momento del risveglio?


Martina Varalli


  • Brown K.W., Ryan R.M. (2003). The benefits of being present: Mindfulness and its role in psychological well-being. Journal of personality and social psychology. 84.4, 822-848.
  • Thienota E., Jacksona B., Dimmocka J., Grovea J.R., Bernierc M., Fournierc M., (2014). Development and preliminary validation of the mindfulness inventory for sport. Psychology of sport and exercise . 15.1, 72-80.

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