"Siamo svegli solo a metà"
Alla scoperta della Mindfulness
Che cosa
significa Mindfulness? Forse la
conosciamo meglio come concentrazione... ma è davvero la stessa
cosa? Durante una gara, è sufficiente essere concentrati sui singoli
movimenti motori che facciamo o stiamo per fare, per ottenere una
performance perfetta? La scienza può rispondere a queste domande.
Secondo
gli studi la mindfulness è un insieme di attenzione cosciente e
profonda consapevolezza nel presente; Nyanaponika
Thera (1972) ha definito la mindfulness
"la chiara consapevolezza di ciò che realmente accade a noi e
in noi nei momenti successivi della percezione".
L'attenzione
ci permette di focalizzarci su uno stimolo, ma la consapevolezza, che
rimane sullo sfondo della nostra percezione, ci consente di attuare
un continuo monitoraggio dell'ambiente interno ed esterno.
Questa
capacità di essere presenti nel qui
ed ora, lasciando fuori dalla mente passato e futuro,
sembra essere disposizionale... non abbiamo dunque speranza di
sviluppare questa capacità?
Non
è così: i Buddisti ci insegnano che essa può essere coltivata
tramite la disciplina e l'esercizio della meditazione. Certo un
compito arduo, ma che sicuramente porta i suoi frutti: la mindfulness
è difatti associata ad alti livelli di benessere.
Concentrarsi
solo sul momento presente permette infatti di evitare continue
ruminazioni sugli errori fatti in passato o sulle aspettative che
abbiamo verso il futuro: tutti elementi che “rubano” energia alla
nostra
cognizione.
Se fossimo invece ingrado di praticare la mindfulness, potremmo
dedicare tutti gli sforzi cognitivi ad un signolo compito, che
verrebbe svolto quindi nel migliore dei modi.
LeBel
e Dubé (2001) hanno condotto uno studio sulla correlazione tra
minfulness e
piacere:
secondo gli autori il gruppo impegnato esclusivamente nel compito di
assaporare una barretta di cioccolato, trarrebbe più alti livelli di
piacere da questa esperienza sensoriale, rispetto al gruppo impegnato
contemporaneamente in due compiti cognitivi.
Inoltre
se normalmente un atleta si concentra soprattutto sugli stimoli
esterni, la mindfulness gli consente di essere consapevole degli
stati interni che egli considera più minacciosi durante la gara: le
emozioni!
Le
emozioni
sono
davvero nostre nemiche? Sembra che i nostri stati emotivi ci siano
d'intralcio e minino alla perfezione della performance, ma è davvero
così? Secondo gli studi la mindfulness permette di essere coscienti
delle emozioni che stiamo provando, così da non essere in balia di
sensazioni sconosciute che il nostro corpo ci comunica, ma di essere
capaci di controllarle e gestirle nel modo corretto.
Inoltre
sviluppare questo grado di consapevolezza porta miglioramenti a lungo
termine; la mindfulness infatti è associata ad una maggiore capacità
di comprendere i propri desideri, ma soprattutto i propri bisogni:
competenza fondamentale per prendere le decisioni giuste durante il
proprio percorso di vita.
Ma
come po' tutto ciò aiutare un atleta durante la gara?
I
perfezionisti fanno due grandi errori: il controllo
step-by-step
del movimento e il pensiero autocritico. Il primo viene messo in atto
con la speranza di avere un controllo preciso dell'azione che si sta
compiendo; esso ha però effetti controproducenti. Questo focus
auto-centrato infatti non consente un distacco con l'esperienza
interna, e rischia di esserne travolto. Il monitoraggio
meta-cognitivo invece consente di osservare il Sè, essendo
consapevoli di cognizioni, emozioni e processi attentivi che si
verificano nel presente tenendoli però ad una distanza funzionale
allo svolgimento del compito; questo consente di lavorare ad un
livello superiore, e non solo ad un livello fisico.
Molti
atleti poi sono vittima del pensiero
autocritico:
rimuginare continuamente sulle proprie emozioni e cognizioni relative
alle performance passate, la paura associata alla possibilità di
sbagliare, il timore di non ottenere i risultati sperati, sono tutti
elemente che occupano la mente durante l'azione e, come una profezia
che i autoavvera, conducono al fallimento. Sviluppare la mindfulness
consente di controllare questo flusso di pensieri, proprio
concentrandosi sul momento presente.
William
James, che si interessò allo studio della coscienza, affermò:
“Rispetto alle nostre potenzialità, siamo svegli solo a
metà”......non è forse venuto il momento del risveglio?
Martina
Varalli
- Brown K.W., Ryan R.M. (2003). The benefits of being present: Mindfulness and its role in psychological well-being. Journal of personality and social psychology. 84.4, 822-848.
- Thienota E., Jacksona B., Dimmocka J., Grovea J.R., Bernierc M., Fournierc M., (2014). Development and preliminary validation of the mindfulness inventory for sport. Psychology of sport and exercise . 15.1, 72-80.
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