ESSERE GENITORI E ALLENATORI:
COME TROVARE UN
EQUILIBRIO
Sono tanti gli atleti che si avvicinano a uno sport
per merito dei genitori che vivono di quello, genitori che allenano grandi
squadre o grandi campioni e che indirizzano così i figli a intraprendere quella
disciplina, ma come si trova un equilibrio tra questi due ruoli, in che modo
non si esaspera la relazione genitore-figlio quando ci si immette nella realtà
allenatore-atleta?
Non so se vi è mai capito di leggere
l’autobiografia di Andre Agassi intitolata “Open”, in cui il campione parla
della sua vita da tennista e di come il padre abbia indirizzato e calcato la
mano fin da quando il figlio era piccolo per farlo diventare un grande atleta.
Agassi nel libro descrive il padre come un tiranno
ossessivo , che lo voleva veder diventare il numero uno al mondo, lo
sottoponeva ad allenamenti intensi ed ostinati senza amici, in piena
solitudine.
Il padre dopo l’uscita del libro ha rilasciato
alcune interviste dicendo:
“ Rifarei il tiranno, mio figlio doveva
essere un campione.”
Non
sempre quindi avere un figlio dotato e talentuoso rende il proprio ruolo semplice,
sui figli si investono aspettative e fantasie che spesso non corrispondono alla
realtà e portano a comportamenti estremi e distruttivi sia per la relazione che
per il benessere psicologico di entrambi.
Ci
sono tuttavia esempi di genitori che sono riusciti a trovare un equilibrio tra
i loro diversi ruoli, la campionessa italiana dei tuffi Tania Cagnotto è
allenata fin da bambina dal padre il quale parla del suo ruolo così:
« Ci devi solo
essere… L’allenatore finisce,
il padre è per sempre».
il padre è per sempre».
Genitore, dal latino gigno significa genero, produco e metto al mondo, ma il suo ruolo
va al di là di questo, essere genitore di colui che pratica sport vuol dire:
- Non imporre le proprie ambizioni al figlio
- Dare sempre supporto al proprio figli
- Non sostituirsi all’allenatore stimare quest’ultimo senza denigrarli
- Incitare continuamente durante gare o partite sempre parlando di cose positive
- Riconoscere e rispettare paure e tempistiche dei propri figli
- Stimare e supportare la squadra del proprio figlio
- Non avere aspettative surreali su quello che diventerà tuo figlio
-
Fare il genitore è come scalare
l’Everest.
- Anime coraggiose ci provano perché
hanno saputo che sarà un’impresa incredibile.
Ci provano perché credono che arrivare alla vetta, o anche solo provarci, è un risultato enorme.
Ci provano perché durante la scalata, se riescono a prendersi un attimo di pausa, a distrarsi dalla fatica e alzare lo sguardo, godono di una vista mozzafiato.
Ci provano perché, anche se è così dura, ci sono momenti che valgono la pena.
Sono istanti talmente intensi e unici che molti, quando arrivano alla vetta, cominciano quasi subito a progettare una nuova scalata
(Claudio Rossi Marcelli)
Nel caso in cui si
ricoprano entrambi i ruoli, le fatiche sono triple ma se si riesce a calibrare
l’essere genitore con l’essere allenatore allora oltre che un grande campione,
riuscirai a crescere anche un figlio nel miglior modo possibile salvaguardando il
proprio benessere psicologico, quello di tuo figlio e quello dell’intera
famiglia sportiva e non.
Papà, mamma, consolate i
vostri figli, supportateli sia quando vincono che quando perdono, la
cosa più importante per loro è che voi siate pronti a tendergli la mano e a
dimostrargli quanto siete orgogliosi SEMPRE in qualsiasi momento, lasciate
fare agli allenatori il loro lavoro che il vostro è già bello impegnativo!
Veronica Cusa
Fonti:
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