venerdì 26 febbraio 2016

GENITORI E ALLENATORI: come trovare un EQUILIBRIO


ESSERE GENITORI E ALLENATORI:
COME TROVARE UN EQUILIBRIO

Sono tanti gli atleti che si avvicinano a uno sport per merito dei genitori che vivono di quello, genitori che allenano grandi squadre o grandi campioni e che indirizzano così i figli a intraprendere quella disciplina, ma come si trova un equilibrio tra questi due ruoli, in che modo non si esaspera la relazione genitore-figlio quando ci si immette nella realtà allenatore-atleta?

Non so se vi è mai capito di leggere l’autobiografia di Andre Agassi intitolata “Open”, in cui il campione parla della sua vita da tennista e di come il padre abbia indirizzato e calcato la mano fin da quando il figlio era piccolo per farlo diventare un grande atleta.

Agassi nel libro descrive il padre come un tiranno ossessivo , che lo voleva veder diventare il numero uno al mondo, lo sottoponeva ad allenamenti intensi ed ostinati senza amici, in piena solitudine.

Il padre dopo l’uscita del libro ha rilasciato alcune interviste dicendo:

Rifarei il tiranno, mio figlio doveva essere un campione.”

Non sempre quindi avere un figlio dotato e talentuoso rende il proprio ruolo semplice, sui figli si investono aspettative e fantasie che spesso non corrispondono alla realtà e portano a comportamenti estremi e distruttivi sia per la relazione che per il benessere psicologico di entrambi.

Ci sono tuttavia esempi di genitori che sono riusciti a trovare un equilibrio tra i loro diversi ruoli, la campionessa italiana dei tuffi Tania Cagnotto è allenata fin da bambina dal padre il quale parla del suo ruolo così:

« Ci devi solo essere… L’allenatore finisce, 
il padre è per sempre».

Genitore, dal latino gigno significa genero, produco e metto al mondo, ma il suo ruolo va al di là di questo, essere genitore di colui che pratica sport vuol dire:
  • Non imporre le proprie ambizioni al figlio
  • Dare sempre supporto al proprio figli
  • Non sostituirsi all’allenatore stimare quest’ultimo senza denigrarli
  • Incitare continuamente durante gare o partite   sempre parlando di cose positive
  • Riconoscere e rispettare paure e tempistiche dei propri figli
  • Stimare e supportare la squadra del proprio figlio
  • Non avere aspettative surreali su quello che diventerà tuo figlio




    Fare il genitore è come scalare l’Everest.
    Anime coraggiose ci provano perché hanno saputo che sarà un’impresa incredibile.
    Ci provano perché credono che arrivare alla vetta, o anche solo provarci, è un risultato enorme.
    Ci provano perché durante la scalata, se riescono a prendersi un attimo di pausa, a distrarsi dalla fatica e alzare lo sguardo, godono di una vista mozzafiato.
    Ci provano perché, anche se è così dura, ci sono momenti che valgono la pena.
    Sono istanti talmente intensi e unici che molti, quando arrivano alla vetta, cominciano quasi subito a progettare una nuova scalata
   (Claudio Rossi Marcelli)


Nel caso in cui si ricoprano entrambi i ruoli, le fatiche sono triple ma se si riesce a calibrare l’essere genitore con l’essere allenatore allora oltre che un grande campione, riuscirai a crescere anche un figlio nel miglior modo possibile salvaguardando il proprio benessere psicologico, quello di tuo figlio e quello dell’intera famiglia sportiva e non.

Papà, mamma, consolate i vostri figli, supportateli  sia quando vincono che quando perdono, la cosa più importante per loro è che voi siate pronti a tendergli la mano e a dimostrargli quanto siete orgogliosi SEMPRE in qualsiasi momento, lasciate fare agli allenatori il loro lavoro che il vostro è già bello impegnativo!


Veronica Cusa


Fonti:

 ·         Rose Snyde, 10 commandments for swimming parents”, Managing Director Coaching Division, USOC Former Director of Club Services, USA Swimming

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