venerdì 26 febbraio 2016

QUANDO CONFLITTI INTERNI DIVENTANO DISTRUTTIVI: COMPETIZIONE E COOPERAZIONE


QUANDO  CONFLITTI INTERNI DIVENTANO DISTRUTTIVI:
PROMUOVERE I VALORI DELLA COMPETIZIONE E DELLA COOPERAZIONE

I vincitori non si salveranno mai se non rispetteranno gli dei e i templi degli sconfitti.
(Eschilo)

In tutti gli sport, a livello agonistico o a livello promozionale, succede che arrivi il momento in cui la pace e la tranquillità che si è creata con fatica, cominci a barcollare, a sgretolarsi a causa di incomprensioni, invidie e competizioni interne allo stesso team.

Non è facile mantenere un equilibrio in contesti dove la competizione è il fine ultimo di tutti gli allenamenti, dove l’obiettivo primario è il VINCERE, l’essere migliore degli altri, I NUMERI UNO.

Capita a volte che pur di arrivare in cima, si mettano in atto comportamenti meschini, poco piacevoli, indirizzati a sminuire e denigrare un altro atleta, che a sua volta si comporterà nello stesso modo generando un ciclo continuo di ripicche e vendette poco utile al fine effettivo del loro percorso.


Fondamentale è la capacità dell’allenatore di promuovere i valori:
- SANA competizione
- COSTRUTTIVA cooperazione.
Necessario è far sviluppare abilità personali e sociali idonee da mettere in atto nelle diverse situazioni.

Sarà utile cooperare quando si progetta la strategia di gara insieme all’allenatore o ai compagni e quando si gareggia con la propria squadra; sarà invece utile una competizione sana e leale nei confronti degli avversari in modo da salvaguardare lo SPIRITO SPORTIVO.




 Il Codice Europeo di etica sportiva(Consiglio d’EUROPA 1922)  parla di GIOCO LEALE (fair play) come qualcosa di essenziale in ogni attività sportiva, deve diventare un modo di pensare e non solo di comportarsi.

Il ruolo dell’allenatore è  facilitare e promuovere i processi di coesione di gruppo, oltre che la crescita individuale dell’atleta.

 Vi propongo di guardare la scena del film “Stick it”, un film sul mondo della ginnastica artistica che ripercorre tutte le difficoltà di questa disciplina,da una visione completa dei  protagonisti di uno sport individuale tra i più impegnativi, belle sono le scene tra la madre e la protagonista, tra l’allenatore e la protagonista e tra questa e le compagne.

La protagonista ,Haley,  non coopera con le compagne,  infastidisce una di loro prendendola in giro e “usando” le altre ginnaste come tramite di comunicazione, ridicolizzandole e generando nuovi malumori.

L’allenatore interviene sul gruppo per stimolarla cambiare comportamento, ma questa tecnica non da i risultati sperati portando a una rottura definitiva della squadra nei confronti di Haley che avendo generato questa situazione, viene allontanata dalle compagne sia fisicamente che emotivamente.

Preparate i pop corn e godetevi questo film!


Veronica Cusa

Fonti:

·         Antonelli Ferruccio - Salvini Alessandro, Psicologia dello sport, 1987, 525 p., Lombardo Editrice;

·         Giovannini Dino - Savoia Laura, Psicologia dello sport, 2002, 202 p., Carocci

·         http://www.lededizioni.com/lededizioniallegati/467-2-Lucidi.pdf

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