mercoledì 24 febbraio 2016

Quando la mente modifica il nostro modo di fare sport:

IL CASO DELL'IMAGERY 



La tecnica dell'Imagery è stata recentemente studiata nel campo delle pratiche sportive, per comprendere se e in che modo la nostra mente ed il nostro sistema neurale possano aiutare gli atleti a migliorare le proprie prestazioni durante la gara.
Essa consiste nell'immaginare le specifiche sequenze motorie che compongono il gesto tecnico in modo ripetitivo e continuo prima dell'allenamento fisico. 
Per facilitare questo compito, che non a tutti può risultare semplice, può essere precedentemente visto un filmato del gesto tecnico. Successivamente è necessario raggiungere uno stato di rilassamento per immaginare nei particolari non solo la sequenza dei gesti, ma anche il setting abituale nel quale essa viene compiuta, inoltre vanno rispettati i parametri spazio-temporali così che l'azione mentale sia il più possibile simile a quella fisica reale. Questa tecnica dovrebbe essere svolta quotidianamente per almeno 10 minuti.

Vi sono diversi tipi di Imagery:
  • CG – cognitive generali, riguardanti strategie di gioco
  • CS – cognitive specifiche, relative alle competenze
  • MS – motivazionali specifiche, associate ad eccitazione o stress durante la performance
  • MG – motivazionali generali, legate al sentirsi sicuri di sé e capaci di compiere l'azione
Le ricerche hanno confermato che il modo di pensare ed immaginare le situazioni può influenzare il nostro modo di agire. Chi si immagina spesso durante la gara concentrandosi sulle emozioni negative che potrebbe provare (MS) (quali ansia da prestazione o eccessiva eccitazione psico-motoria) avrà più possibilità di provare realmente tali sensazioni durante la performance.
Al contrario immaginare se stessi come capaci di far fronte ad una situazione (MG) (come può essere un'interrogazione per uno studente del liceo) può migliorare le proprie capacità di affrontare lo stress che risulterebbe altrimenti ingestibile.

Uno studio del 2011 condotto su giovani giocatori di calcio (7-10 anni e 11-14 anni) ha evidenziato miglioramenti nella performance (principalmente nel gruppo più giovane) soprattutto rispetto alla velocità di esecuzione. Per quanto riguarda la qualità della prestazione invece, non sono stati trovati miglioramenti significativi, probabilmente per il periodo troppo breve di esposizione a tale tecnica. 
E' stato però rilevato un aspetto interessante: gli atleti più giovani che venivano abituati precocemente ad immaginare i gesti dell'allenamento, continuavano ad utilizzare tale tecnica, affiancandola all'allenamento di tipo fisico, traendone i relativi benefici.

Un'altro studio, condotto sui giocatori di ping-pong, ha sottoposto per un periodo più lungo questa tecnica (18 settiane, anzichè 6): in questo caso i miglioramenti sono stati rilevati sia nella velocità che nella qualità della performance!
Sembra quindi che sviluppare precocemente la capacità di immaginazione e praticarla attivamente ogni giorno, possa portare effettivamente a miglioramenti nella performance fisica.

Pensate ai benefici che questo potrebbe portare agli atleti, se abituati fin da giovani a non allenare solamente il corpo, ma anche la mente!
Affaticare il corpo con allenamenti eccessivi a volte si ripercuote anche sulla salute mentale dell'atleta; gestire invece il tempo dedicato alla propria preparazione tecnica dedicando un momento della giornata al rilassamento e alla concentrazione necessarie per l'Imagery, potrebbe essere la soluzione per migliorare le proprie prestazioni senza richiedere sforzi eccessivi al proprio fisico.
Ancora una volta corpo e mente si completano, aprendoci uno spiraglio sulle nostre reali potenzialità!

Martina Varalli


- Munroe-Chandlera K., Hallb C., Fishburnec G., Murphya L., Hallc N., (2012). Effects of a cognitive specific imagery intervention on the soccer skill performance of young athletes: Age group comparisons. Psychology of Sport and Exercise. 13.3, 324-331.



- Hall C.R., Rodgers W.M., Barr K.A., (1990) The use of imagery by athletes in selected sports.The sport psychologist. 4, 1-10.

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