lunedì 29 febbraio 2016

PARLARE CON SE' STESSI: IL SELF TALK


PARLARE CON SE’ STESSI: IL SELF –TALK


“Ogni qual volta smettiamo di parlarci di noi e del nostro mondo,

il mondo rimane sempre come dovrebbe essere.

 Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo,

gli infondiamo vita, lo puntelliamo.

 Non solo: è mentre parliamo a noi stessi che scegliamo le nostre strade.

Ripetiamo quindi le stesse scelte fino al giorno della morte,

perché fino a quel giorno continuiamo a ripeterci le stesse cose:

 un guerriero è consapevole di questo atteggiamento e si sforza di fermare il suo dialogo interiore.

Questa è l’ultima cosa che devi sapere se vuoi vivere come un guerriero.”

Carlos Castañeda



Vi è mai capitato di farvi discorsi lunghi e impegnativi in testa?

Magari vi fate delle domande mentalmente e poi rispondete anche…

Bene sappiate che parlare con sé stessi , in un luogo riservato come la mente,in cui nessuno eccetto voi può entrare, è una risorsa unica nel suo genere.




Spesso si fanno ragionamenti su cose che ci piacerebbe accadessero, su eventi complicati o su cosa ne pensiamo di una certa situazione, ma perché allora non sfruttare questa dote per incrementare la propria abilità sportiva, per massimizzare il rendimento e la prestazione?

Da alcuni anni ha preso piede nel mondo dello sport il 
SELF-TALK, ovvero il parlare a sé stessi.

Il dialogo interiore è una tecnica frequentemente usata dagli sportivi per incrementare la propria fiducia e la propria autoefficacia prima di un gesto tecnico o prima di un’intera competizione.


Il contenuto di questi discorsi è variegato ma mirato:

-          Argomentazioni tecniche su un gesto o movimento in particolare

-          Parole che riescano a modificare positivamente l’umore

-          Parole positive

Tramite questa tecnica devono riemergere nell’atleta sensazioni positive che portano l’individuo a provare emozioni produttive e ideali per il raggiungimento del compito che ci si appresta ad effettuare.

razie a questa modalità di pensiero, l’attenzione viene focalizzata su qualcosa di preciso, la concentrazione è ai massimi livelli in quel momento e su un elemento ben definito.

Una delle frasi maggiormente usate dagli atleti durante una gara è: CE LA POSSO FARE, L’HO FATTO MILIONI DI VOLTE, CE LA FACCIO!

Questa semplice frase ripetuta più volte, rende l’individuo consapevole del proprio talento e delle proprie capacità così tanto da portarlo a crederci sul serio e a raggiungere l’obiettivo desiderato.

Tuttavia bisogna fare attenzione a quei dialoghi che influenzano negativamente la nostra fiducia, frasi come: “Ho già perso due punti” o “gli altri mi sono avanti di 10 secondi”, o ancora “Sono già caduta due volte, è finita!”, hanno ripercussioni disastrose e ostacolano l’individuo che farà fatica a portare a termine la propria prova senza inciampare in qualche sbaglio.

PENSATE POSITIVO, SIATE POSITIVI, VEDRETE I BENEFICI!


Ognuno di noi ha frasi, parole, immagini ben precise e personali che prima di appuntamenti importanti lo aiutano a pensare positivo, a incrementare la fiducia in se stessi a percepirsi come competenti e idonei.

Pensate ogni giorno a quella CHIAVE che vi apre le porte del successo, un simbolo, un suono, una parola che vi fa stare bene e vi fa sentire unici, vedrete che in quello che pensate comincerete a crederci veramente.


Guardate questo video prodotto dalla Nike per promuovere i propri prodotti, ma soprattutto i propri valori, storie interiori di tante donne che parlano con se stesse durante sessioni di allenamento in cui riflettono sulle loro capacità, sul contesto in cui sono e arrivano poi a sviluppare pensieri positivi e produttivi su sé stesse.



               
“Si realizzano sempre le cose in cui credi realmente,
 il credere in una cosa la rende possibile.”
Frank Lloyd Wright





Veronica Cusa



Fonti:

·         Birrer, D., Morgan, G., Ruchti, E. (2010). Psiche – Basi teoriche ed esempi pratici. Macolin: UFSPO.

·         http://www.psicologiasportiva.it/prepmentale/selftalk.asp

VOGLIO DIVENTARE COME LUI! IDOLI: Dare il buon esempio

Tutti abbiamo avuto o abbiamo tutt’ora un idolo che seguiamo assiduamente, che ci fa sognare e che ci fa sentire parte di quella che è la sua vita.

Nello sport sono molti quei personaggi che grazie alla propria fama, grazie ai risultati sportivi che hanno ottenuto o al loro carattere carismatico vengono presi da esempio dagli appassionati di quella disciplina.

Poster in camera, gadget di qualsiasi tipo, seguire la pagina facebook o instagram di quel campione, sono solo alcuni dei comportamenti che di solito vengono a crearsi pur di sapere tutto di loro, di conoscerli come se si fosse amici e di imitarli per sperare e sognare di diventare come loro.
Dal loro canto, queste icone devono fare attenzione a tutto ciò che fanno, dicono o scrivono, devono pensare con cura a tutto quello che può incrementare la loro credibilità e popolarità, ma devono anche limitare situazioni che possano danneggiare la loro immagine perché poco consone o diseducative.



Fondamentale in queste dinamiche è ciò che noi chiamiamo IMITAZIONE: produrre o mettere in atto  un comportamento non originale, basato su un modello già esistente che si ritiene valido e che si cerca di eguagliare intenzionalmente o casualmente.

L’individuo che viene imitato o che da istruzioni   su come comportarsi e agire, facilita il bambino a raggiungere e sviluppare tante abilità, da questo comportamento imitativo si instaureranno due processi interdipendenti e attivi fin dal primo giorno di vita: apprendimento e sviluppo

Imitare comportamenti e linguaggi è fondamentale per l’apprendimento e lo sviluppo di ogni individuo, ma ancor più per lo sviluppo di bambini e ragazzini che si stanno formando e giorno dopo giorno costruiscono la propria identità futura.

In un mondo sempre più SOCIAL, dove qualsiasi momento della nostra vita è reso pubblico tramite internet, fornire adeguati esempi, soprattutto per le fasce in via di sviluppo è un’accortezza da tenere presente.

Molti sportivi hanno pagine sui sociale network in cui giorno dopo giorno raccontano alcuni loro “pezzi” di vita:  ricordano aneddoti di gare passate, svelano trucchi su come prepararsi meglio a una gara, informano i propri followers sui loro gusti alimentari ecc

I fan ascoltano e guardano tutto quello che pubblicano, prendono nota di atteggiamenti e comportamenti tanto da cercare di imitarli in tutto e per tutto.

Vi copio il link del canale youtube di uno degli idoli della ginnastica artistica italiana, Carlotta Ferlito, diventata negli ultimi anni un TEEN IDOL per tutte le piccole ginnaste che hanno cominciato a conoscerla grazie al programma televisivo : “Ginnaste vite parallele” su MTV, lei condivide con i fan veramente tutto cercando di farli entrare nella sua vita da atleta e non… 



Quante volte da piccoli o da adolescenti avete detto VOGLIO ESSERE COME LUI, io per prima ho alcuni idoli sportivi che nonostante siano legati alla mia infanzia, continuo a seguire e a ammirare ancora oggi, fanno parte dei sogni nel cassetto che si accumulano fin da piccola e chi lo sa, magari un giorno ognuno di noi incontrerà il suo eroe e in quel momento si chiederà… E ORA COSA GLI DICO, COSA GLI CHIEDO, VORREI FARGLI UN SACCO DI DOMANDE!



 E voi cosa chiedereste per prima cosa ai vostri idoli?



Veronica Cusa



Fonti:

Vygotskij, L.S. (1978), Mind in Society. The Development of Higher Psychological Processes. Cambridge (Mass.) – London: Harvard University Press, [trad. it. Il processo cognitivo, Torino: Bollati Boringhieri, 2002].


domenica 28 febbraio 2016

GESTI CHE AIUTANO A VINCERE: scaramanzia e rituali pre-gara


GESTI CHE AIUTANO A VINCERE:

Scaramanzia e rituali pre-gara



Ognuno di noi in certi momenti della sua vita fa ricorso a gesti scaramantici, a piccoli rituali che a parer suo lo aiutano in alcune situazioni, rendendolo più forte, più sicuro, più orientato al successo.

Come uno studente può avere un certo rito prima di un esame, ad esempio indossare un certo capo di abbigliamento, fare colazione in un posto preciso o portare con sé un oggetto ben definitivo, anche nello sport i vari protagonisti usano riti e rituali prima di appuntamenti come gare, partite o incontri di una certa importanza.




Tanti sono i campioni che hanno dichiarato di avere gesti scaramantici ben delineati, ad esempio Michael Jordan per tutta la sua carriera indossò, sotto alla divisa ufficiale dei Chicago Bulls i pantaloncini della sua università, Rafa Nadal allinea le sue bottigliette d'acqua perfettamente a bordo campo con le etichette rivolte verso i giocatori, Cristiano Ronaldo si siede sempre nel posto in fondo sul pullman e in quello davanti davanti in aereo, infila prima il calzino destro e poi il sinistro, entra in campo per ultimo e con il piede destro.


Questi sono solo alcuni dei gesti che i campioni mettono in atto, alcuni addirittura hanno dei rituali, ripetono alcune frasi, guardano qualcosa di particolare, ascoltano una certa musica, Valentino Rossi per esempio, oltre a non abbandonare mai il suo amato numero 46, prima di ogni gara si accovaccia e parla con la sua moto, come se volesse incoraggiarla e spronarla a far bene.

Il rito più conosciuto al mondo è quello dell’HAKA, la danza Maori degli All Blacks ,squadra di rugby Neozelandese, che questi fanno prima di ogni partita, provate a guardare quanta energia c’è in questa sequenza di movimenti e parole che per alcuni può risultare privi di significato. Nel loro caso l’obiettivo è anche quello di intimorire e far perdere fiducia ai propri avversari che davanti a questa danza provano a non farsi persuadere.



PERCHÉ SI FA RICORSO ALLA SCARAMANZIA?

Il primo motivo riguarda la sensazione che grazie a questi gesti e a questi riti la concentrazione e l’attenzione aumentino, altro motivo è che hanno il potere di incrementare il senso di autoefficacia (Già trattato nel post IMPARARE AD ALLENARE: istruzioni per l’uso), ulteriore beneficio di questi riti  è di migliorare la performance.

Fondamentale è conoscere il concetto di LOCUS OF CONTROL, ovvero credenze generalizzate nel controllo esterno oppure interno del rinforzo.

Questo può essere : 
  • INTERNO = fiducia nelle proprie capacità e consapevolezza che queste influenzino gli eventi che caratterizzano diversi aspetti della loro vita;
  • ESTERNO = credere che gli eventi che ci coinvolgono siano causati da forze incontrollabili come fortuna, casualità, altre persone.


Ogni persona ha una predisposizione per una delle due tipologie di Locus of Control, che di conseguenza li porteranno a comportarsi e ad attribuire meriti e fallimenti a sé stesso o a fattori esterni

Nel nostro caso colore che fanno affidamento a gesti scaramantici sono coloro che possiedono maggiormente un locus of control ESTERNO, questi attribuiscono il risultato di una competizione o di una gara al fato.

Chi invece mette in atto dei rituali pre-competizione ha un maggiore locus of control INTERNO, poiché fanno di tutto per sé pensando che questi riti possano aiutarlo a fare bene.



Affidarsi a fattori esterni e credere nella fortuna o nel destino  può risultare una sorta di comportamento difensivo, un tentativo di abilitare psicologicamente le persone a preservare la loro autostima in caso di fallimento.


“E’ dunque il timore la causa che genera, mantiene ed alimenta la superstizione.”

    Baruch Spinoza



Provate a prestare attenzione ad alcuni riti e vedrete come questi siano presenti come COSTANTE nei comportamenti dei vostri atleti o dei vostri idoli sportivi.

Io per prima metto in atto alcuni gesti scaramantici prima di esami importanti o prima che le mie atlete entrino in gara, questi hanno il potere di tranquillizzarmi e farmi riprendere fiato.

E voi avete dei riti o dei gesti che vi portano fortuna?



Veronica Cusa



Fonti:

·         Merton, R. K. (1949). Social structure and anomie. In social theory and social structure. In Rotter, J. B. (1966). Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement. Psychological Monographs: General and Applied, 80(1), 1–28.

·         Rotter, J. B. (1966). Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement. Psychological Monographs: General and Applied, 80(1), 1–28.

·         Spector, P. E. (1982). Behavior in organizations as a function of employee’s locus of control. Psychological Bulletin, 91(3), 482–497.