giovedì 10 marzo 2016

SE VINCO È MERITO MIO, SE PERDO È COLPA VOSTRA.




Quando avevo 15 anni mi ritrovai tra le fila di una squadra di basket tra le più importanti della mia città, non ero certo il migliore giocatore ma facevo parte di quel gruppo e gioivo per le vittorie e mi arrabbiavo per le sconfitte. Tecnicamente non eravamo i più forti del campionato, ma sicuramente una delle squadre atleticamente più allenate. Partimmo malissimo in campionato e non fu facile far fronte a tanti problemi, alcuni interni che esistono in tutti gli spogliatoi di tutti gli sport, soprattutto quando i risultati non arrivano il gruppo se poco coeso si sfalda; insomma quando si vince tutti amici e quando si perde è sempre colpa degli altri. La società pretendeva dei risultati buoni o almeno decenti e molti genitori pensavano che i propri figli fossero tutti talenti incompresi pronti a spiccare il volo verso l'NBA. Sorvolando momentaneamente su questo argomento vorrei parlarvi del coach, non vi racconterò la sua storia o degli allenamenti pazzeschi ed estenuanti che ci faceva fare, ma vi parlerò di quando a dicembre ci fu una riunione con un confronto diretto tra lui e noi giocatori. Ci attaccò chiedendoci di spiegargli il perché stessimo perdendo così tante gare e noi reagimmo provando a giustificarci:
e ma gli avversari erano più forti”
“e ma l’arbitro non ci ha fischiato quei falli a favore…”
“e ma tizio non passa mai la palla, e ma caio non può pretendere di fare mille tiri…”

Le nostre giustificazioni sono state umane, in quanto abbiamo attuato un comportamento che mettiamo spesso in atto per difendere il nostro ego. 




LA CULTURA DEGLI ALIBI:
Per rendere più chiaro il mio concetto mi avvalgo dell’ausilio di un video che hanno visto in molti (e se non l’avete ancora visto vi consiglio di trovarvi qualche minuto per guardarlo) coach Julio Velasco allenatore che può vantare di aver fatto incetta di decine di trofei con i club in giro per il mondo, oltre ad aver guidato la nazionale di pallavolo italiana alla conquista di campionati mondiali ed europei, esprime la “cultura degli alibi”. All’interno di una squadra è facile addossare le colpe degli errori e delle sconfitte agli altri, senza fare una sincera autocritica e riuscire a distribuire le colpe all’interno della squadra. 



Ricordate l'allenatore che ci chiese come mai non riuscivamo nonostante gli sforzi a raggiungere gli obiettivi? Beh, lui da noi pretese solo una promessa: che non avremmo usato più scuse, mai più alibi se si sbagliava. Da quel momento si creò un'alleanza implicita tra i giocatori che raramente rividi in vita mia, ed io ogni volta che mi trovai in difficolta in qualche partita, nello studio o nella vita mi sono sempre ripetuto: "No alibi...".


Alberto Fiaschè

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